Torremaggiore, FG - Italy
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Federico II

Torremaggiore, si considera per antica tradizione orale e scritta, degna erede della distrutta Fiorentino, non può prescindere dal suo affetto che nutre verso il grande imperatore Svevo, morto nel suo territorio nel 1250. La memoria storica di Federico II di Svevia, il sovrano innamorato della sua Apulia e in particolare della Capitanata, è molto viva a Torremaggiore, che da diversi anni gli dedica convegni internazionali, pubblicazioni e rappresentazioni teatrali e concertistiche. Il vaticinio dell’astrologo Michele Scoto sulla fine del puer Apuliae si compì, dunque, a Castel Fiorentino, una città sub-flore, nata da Bisanzio. Sono questi i due eventi assai celebri, su cui poggia la notorietà di questo sito medievale di Capitanata: la fondazione bizantina nel primo quarto del secolo XI e l'ultimo soggiorno dello Stupor Mundi. Nella provincia dauna, Federico aveva numerosi castelli e palazzi urbani, oltre che una serie di domus solaciorum.

Nella colonia saracena di Lucera aveva la zecca imperiale e un serraglio di animali esotici. Nello splendido palazzo di S. Lorenzo in Carmignano, presso l'Incoronata, egli aveva fatto costruire un grande parco circondato da mura, con un sistema di bacini e di vivai, nei quali venivano allevate varie specie di animali acquatici. I soggiorni più prolungati sono a Foggia, dove egli aveva la sua sontuosa reggia. In questi palazzi trovava posto tutto il numeroso e variopinto seguito dell’imperatore, costituito da consiglieri, funzionari, personale di servizio, scienziati, letterati, ambasciatori stranieri, musici, artisti, danzatrici ecc., per il cui vettovagliamento si faceva mandare provviste di ogni genere da ogni parte del regno. Questa predilezione di Federico per la Capitanata era dovuta, com’è ovvio, a motivi prevalentemente politici e strategici, essendo possibile intervenire rapidamente da questo territorio in direzione sia dell'Italia centro-settentrionale (contro i Comuni guelfi), sia dell’oriente. Vi contribuì, comunque, anche la natura dei luoghi e la possibilità di praticarvi le predilette attività venatorie. Il declino di Federico, tuttavia, fu offuscato da sospetti circa la fedeltà anche dei suoi più stretti collaboratori, oltre che dall’aggrovigliata situazione politico-militare. Sulla sua morte sono fiorite numerose leggende, alcune di rilievo messianico. Con esplicita allusione al culto del Sol invictus, secondo alcuni accreditati studiosi, le Sibille avevano profetizzato il ritorno di Federico alla fine dei tempi, perché “Egli vive e non vive”. Da decenni, dopo rivalutazioni dal punto di vista scientifico e bibliografico del suo multiforme ingegno, diversi cortei storici italiani e spettacoli medievali di notevole spessore artistico ne evocano la memoria e le gesta. Torremaggiore, che ben si inserisce nell’anzidetto scenario nazionale ed internazionale, tributa con piacere il suo omaggio al sovrano. Cosi, la figura del Puer Apuliae può continuare ad ammaliare col suo Fascino grandi e piccini. Nel corso di un corteo imperiale di circa 500 figuranti, egli compare a cavallo, avvolto nel suo scintillante mantello dell’Albero della vita, appartenuto al nonno Ruggero Il d’Altavilla, e seguito da uno stuolo di cortigiani con sontuosi costumi d’epoca, fedelmente eseguiti da valenti sarti ed artisti locali. Il corteo così formato giunge presso il trono imperiale, che attende il sire per un lieto riposo, tra spettacoli di corte e tornei cavallereschi. Ma tra combattimenti, omaggio di città fedeli e declamazioni di versi poetici, si insinua una triste sibilla venuta a ricordare l’infasto vaticinio, già profetizzato a Federico, ossia la sua morte in una città sub fiore. Infine, la magia della serata si dissolve con l’artistico incendio del Castello in piazza de Sangro.

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